Castel Taufers

Campo Tures
Sand in Taufers
2 giu. 2012

Castel Taufers
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Ingresso a Castel Taufers

Castel Taufers è incastonato su un'altura rocciosa; posto a dominare la valle omonima dove scorre il fiume Aurino, si impone in maniera sontuosamente scenografica mostrando insieme il suo aspetto severo e fiabesco. Si giunge con fatica al piccolo piazzale sterrato davanti al castello, inerpicandosi per un ripido sentiero sassoso aperto tra gli abeti che, con un paio di tornanti a gomito, collega la strada statale al maniero. Proprio di fronte al portale d'ingresso, appena al di là del ponte levatoio posto a superare il fossato, ci sono una panchina e una fontana dove l'acqua scorre riempiendo il silenzio del bosco, gareggiando con gli uccelli a creare un'atmosfera da sogno.
La mattinata serena e il sole splendente mi consentono di vedere le tegole color mattone delle case di Campo Tures sparpagliate lì sotto a ricordare la potente famiglia Taufers, feudatari del luogo, da cui ebbe origine questa possente meraviglia.
Il castello esisteva già agli inizi dell'XI secolo quando Hugo Taufers e suo figlio Hugo II fecero costruire, per affermare il loro potere militare e amministrativo, quello che inizialmente era un castello recinto. Il castello, trasformato in residenza signorile a partire dal XV secolo, fu abitato continuativamente quasi fino alla seconda metà dell'ottocento anche se la famiglia Taufers si estinse agli inizi del 1300 e, attraverso un complicato giro di eredità, passò prima ai Tirolo quindi agli Asburgo. Attualmente il castello è gestito dal Südtiroler Burgeninstitut (Associazione dei castelli dell'Alto Adige) dopo essere stato per lungo tempo l'abitazione di un abate benedettino di origine austriaca, Hieronymus Gassner, che lo restaurò salvandolo dalla decadenza.

Camminare con l'aiuto delle stampelle è un'impresa ardua, se poi si deve affrontare un percorso accidentato, scosceso e sassoso come quello che conduce all'interno di Castel Taufers, la fatica diventa improponibile. Le mie braccia deboli si piegano facendomi ondeggiare pericolosamente mentre, con gli occhi rivolti a terra, scruto dove appoggiare con maggior sicurezza cercando di guadagnare l'interno. Riesco, in ogni caso, ad affacciarmi solo al cortile interno dopo aver superato le tre porte d'ingresso e percorso lo stretto corridoio che fiancheggia il mastio. Un cavaliere bronzeo mi osserva serio e compunto, con aria di sufficienza; poi a malincuore ritorno sui miei passi giungendo con fatica alla panchina accanto alla fontana. È la mezza, il sole scalda e il suono argentino dell'acqua si spande all'intorno: è acqua, acqua di vita, richiamo di gioia infinita. Di certo l'atmosfera è difforme da quella che avvolse Margarethe von Taufers, donna sconfitta dal dolore inflittole dai parenti, responsabili della morte del giovane amato che uccisero trafiggendogli il cuore con una freccia proprio il giorno del matrimonio. La senti ancora vagare nelle notti di luna piena, piangendo lo sposo perduto per sempre dopo che sette anni di lacrime le asciugarono gli occhi e a placarla non bastò la morte cercata gettandosi dalla finestra della sua camera, la stanza degli spiriti, nel giorno dell'infausta ricorrenza. La odi lamentarsi del triste destino sussurrando ai presenti la sua infelice storia d'amore che turbò anche Alberto Sordi presente al castello per girare il film La più bella serata della mia vita.

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